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    Collaborazione istituzionale tra il Ministero dell’Ambiente Direzione per la Protezione della Natura e del Mare ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente (CNR-DTA) per la realizzazione congiunta di azioni finalizzate alla realizzazione degli obiettivi previsti dalla Direttiva Sulla Strategia Marina. L’art. 11 della Direttiva 2008/56/CE (Marine Strategy Framework Directive - MSFD) richiede agli Stati membri di elaborare ed attuare dei programmi di monitoraggio per la valutazione continua dello stato ecologico delle acque marine, in funzione dei traguardi ambientali (target) definiti ai sensi dell’art. 10, allo scopo di raggiungere o mantenere il buono stato ambientale (Good Environmental Status - GES) degli ecosistemi marini.

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    Il progetto HERMIONE (Hotspot Ecosystem Research and Man's Impact on European Seas) indaga gli ecosistemi profondi in alcuni punti critici lungo i margini continentali europei quali il Mediterraneo, il Nord Est Atlantico e parte dell’Artico. HERMIONE è il progetto successivo ad HERMES che si è concluso con successo a marzo 2009. ISMAR collabora al progetto esplorando alcuni “hot spot” specifici del Mediterraneo quali canyon sottomarini, ambienti chemiosintetici, coralli profondi, montagne sottomarine e ambienti di scarpata in particolare nel sud Adriatico e nel Canale di Sicilia. Il progetto ha un approccio fortemente interdisciplinare (includendo biologi ecologi, microbiologi, biogeochimici, sedimentologi, oceanografi fisici, modellisti ed economisti) integrando aspetti legati alla biodiversità, agli adattamenti specifici e alla capacità biologica degli ecosistemi in ambienti di mare profondo fortemente vulnerabili. Il progetto si pone l’obiettivo di identificare le implicazioni economiche dell’attività e dell’impatto antropico e di pianificare azioni di governo finalizzate alla gestione, conservazione e sfruttamento sostenibile degli ambienti marini profondi.

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    ll progetto si articola sue due obiettivi: 1) creare una rete delle diverse aree marine protette (le italiane sono 27) nel Mediterraneo e realizzarne di nuove nel Mar Nero, che ne è privo. 2) individuare i siti più adatti per l’eolico off-shore. Il progetto prevede inoltre l’aggiornamento delle mappe del vento dei due mari, che hanno subito modifiche a causa del riscaldamento climatico. E soprattutto, verificare lo stato dei fondali dei siti favorevoli dove potranno ancorarsi le piattaforme ed essere posati gli elettrodotti. A fare da discriminante per la costruzione delle centrali, sarà infatti la presenza e la ricchezza di fauna e flora. Il progetto dovrà individuare le linee guida in modo che il futuro network formato dalle attuali aree protette e da quelle che saranno individuate in alto mare, sia regolato e gestito in modo più omogeneo, in un’ottica transfrontaliera. Funzioneranno da test due progetti pilota: nel Mar Nero e nel Canale d’Otranto. Quest’ultimo coinvolgerà Italia, Albania, Montenegro e Grecia.